Lo straniero by Helen Kirkman

Lo straniero by Helen Kirkman

autore:Helen Kirkman
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-05-08T00:00:00+00:00


Il sovrano del Wessex teneva in mano il frammento di legno graffiato.

In un primo momento Boda aveva pensato che non potesse essere il re, poiché non aveva corona, non indossava né un manto né una cotta di maglia e non portava nemmeno la spada. Tuttavia, vedendolo incedere nella sala, era impossibile pensare altrimenti. Tutti, infatti, lo guardavano con deferenza, e continuarono a fissarlo in silenzio mentre esaminava il segno.

A poco a poco Boda si accorse del lusso del locale. Faceva caldo e il fuoco emanava un piacevole aroma. Non c'erano soltanto torce, ma anche candele di cera, e i muri erano ornati da grandi arazzi. Dietro lo scranno su cui sedeva il re era appeso uno stendardo con un drago d'oro. Il trono stesso, rivestito di tessuto prezioso, era intagliato a motivi dipinti in blu e rosso. Sul tavolo erano disposti caraffe e calici d'argento e di vetro.

Accanto al re c'era una guardia del corpo in cotta di maglia, con un mantello di lana su cui era ricamato, all'altezza della spalla, un drago d'oro.

Boda si chiese che effetto facesse indossare un'armatura lustra e un manto con insegne regali, portando al fianco una spada dall'elsa dorata. Bisognava comunque avere una decina di anni più di lui e una muscolatura considerevole; in effetti quel soldato somigliava a un orso appena uscito dalla foresta.

Sotto l'elmo aveva una bella faccia, non molto diversa da quella di Ash; quel genere di viso che fa impazzire le donne.

Femmine! Dovevano essercene da qualche parte. Stormi di ragazze adoranti che...

«Comunica il messaggio.»

Boda sussultò. Si accorse che il re era in attesa. Aprì e richiuse la bocca, senza che ne uscisse alcun suono.

«Puoi dirmi» lo invitò di nuovo il sovrano.

Nel modo di parlare gli ricordava vagamente Ash, anche se non gli assomigliava nell'aspetto. Si sentì incoraggiato.

«Ash ha detto...» Il soldato vicino al trono cambiò posizione. Boda lanciò un'occhiata alla spada che aveva sguainato in parte e deglutì a fatica.

Poi notò che nelle profondità azzurre degli occhi di Alfredo brillava una scintilla. In quel momento gli parve verosimile che avesse soltanto ventitré anni, anche se portava sulle spalle il peso di un intero popolo. Non riusciva neppure a concepire come una persona sola potesse reggere tante responsabilità.

Quello era un raro momento in cui i pensieri di Boda non si concentravano unicamente sulla sopravvivenza.

Si inginocchiò e ripeté parola per parola il messaggio che Ash gli aveva affidato.

Seguì un silenzio da far accapponare la pelle.

Il sovrano rigirò tra le mani il pezzetto di legno. Portava grandi anelli d'oro che Gemma avrebbe...

«Capisci cosa sono?»

Boda guardò i segni spigolosi. «Rune» rispose con una certa esitazione.

Re Alfredo le indicò con l'indice. «Questa è Aesc, Ash. Sotto è incisa Eh, che vuol dire eoh, cavallo da guerra. Insieme formano un simbolo di lealtà.»

Chiuse le dita sul legno.

«Mi hai appena detto che uno dei miei comandanti mi ha tradito, facendo massacrare la pattuglia di confine. Che i miei piani vengono regolarmente trasmessi a Erik lo Spaccaossa a Offleah e poi, di lì, a Guthrum a Londra. Si tratta di affermazioni gravi.



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